Carovana: dal 25 aprile al 5 maggio (Messico sud-sudorientale)
Incontro internazionale: 6 e 7 maggio (CIDECI/Caracol Jacinto Canek, San Cristobal de las Casas, Chiapas)
Al popolo in resistenza e ribellione del Sud-Sud-Est del Messico
Alle organizzazioni di lotta dal basso e a sinistra nazionali e internazionali
Alle organizzazioni per i diritti umani del mondo
Ai media liberi, alternativi o comunque si chiamino.
Noi, popoli organizzati dal basso e a sinistra del Sud-Sudest del Messico, chiediamo un’ampia articolazione per resistere contro il megaprogetto interconnesso “TREN MAYA – CORRIDOIO INTEROCEANICO” e i megaprogetti di morte che il governo della 4T sta imponendo. Lo hanno constatato coloro che hanno partecipato alla prima carovana lo scorso agosto, con la partecipazione dei compagni dell’Assemblea dei Popoli Indigeni dell’Istmo in Difesa della Terra e del Territorio (APIIDTT), dell’associazione internazionalista Ya Basta! Êdî Bese! dei Centri Sociali del Nordest e le organizzazioni indigene che hanno accolto e condiviso questo viaggio.
Tutti i livelli di governo e i partiti politici, a favore delle grandi imprese e in alleanza con il crimine organizzato, stanno promuovendo, sotto la retorica della sicurezza nazionale, dell’interesse pubblico, del progresso e della lotta alla povertà, una nuova fase di colonizzazione che va oltre l’interconnessione di ferrovie, autostrade e altre opere infrastrutturali, la cui attuale costruzione ha già generato grandi distruzioni ambientali, sociali e culturali.
Ai nuovi conquistatori del capitale corporativo vengono offerte le risorse naturali e i territori del Sud-Sud-Est del Messico per il libero commercio e l’imposizione di progetti nei settori dell’energia, del turismo, della componentistica, dell’industria commerciale e militare, che formerebbero un corridoio logistico e una nuova frontiera geopolitica che a sua volta riorganizzerebbe i territori dell’America Centrale e controllerebbe il flusso migratorio verso gli Stati Uniti. L’obiettivo è chiaro: costruire un muro di industria e componentistica per contenere la migrazione soprattutto di persone provenienti dall’America centrale, da utilizzare come manodopera a basso costo – una neo-schiavitù – in un paradiso fiscale esente da tasse e da avvertimenti per le violazioni dei diritti umani, il tutto diretto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati commerciali nel Nord globale.
Questa politica economica capitalista neoliberale del governo “socialdemocratico” della 4T rafforza i danni causati nei sessenni governativi precedenti dal grande turismo, dagli allevamenti intensivi, dalle monocolture, dai parchi eolici, dalle centrali solari e idroelettriche, dallo sfruttamento, trasporto e trasformazione degli idrocarburi, in un contesto globale di crisi climatica che attualmente sta colpendo direttamente diversi territori, innescando crisi idriche, alimentari, energetiche e la tensione dei conflitti armati.
Nel frattempo, la popolazione soffre per l’aumento della presenza dei cartelli della criminalità organizzata e per la militarizzazione della regione, che sta provocando un aumento delle minacce e delle estorsioni, delle sparizioni forzate, degli omicidi, dei femminicidi e della violenza di genere in generale, normalizzando la repressione contro le comunità, le organizzazioni e i difensori dei diritti umani. nonché contro giornalist@ e tutt@ coloro che alzano la voce e lottano per la vita.
Tutto questo viene fatto con l’argomento della “sicurezza nazionale” e dell’interesse pubblico con l’imposizione di un decreto dittatoriale e fascista (22/11/2021 DOF), violando i diritti umani del popolo messicano, sanciti dalla Costituzione messicana, dagli accordi e dai trattati internazionali, e in particolare il diritto all’autodeterminazione e all’autonomia della popolazione indigena, e facendo un grave passo indietro sui diritti agrari, del lavoro e dell’istruzione, conquistati dalla lotta del popolo messicano nel secolo scorso.
Questa analisi e riflessione è stata costruita durante il viaggio attraverso i territori del Sud-Sudest del Messico, dove abbiamo incontrato e condiviso le lotte storiche, le resistenze attuali e le ribellioni dissidenti, ma incontrando anche i nostri processi di autonomia, la costruzione di alternative, così come il recupero e la costruzione dell’identità e della memoria collettiva che ci rende degni come popoli indigeni.
Dopo le discussioni tra le organizzazioni che hanno ospitato questa prima carovana e il Congresso Nazionale Indigeno (CNI), abbiamo aderito alla proposta di convocare la carovana (dal 25 aprile al 5 maggio) e l’incontro internazionale (6 e 7 maggio) “EL SUR RESISTE”, con l’obiettivo di articolare le lotte indigene, agrarie, ambientaliste, studentesche, sindacali, femministe e altre lotte dal basso e a sinistra, al fine di elaborare strategie di resistenza molto concrete contro il megaprogetto interconnesso “TREN MAYA – CORRIDOIO INTEROCEANICO” e tutti i megaprogetti di morte.
Per questo siamo ora nella Carovana del Sud Globale nell’Europa Insumisa, informando, condividendo, conoscendo e invitando lotte, resistenze, ribellioni, autonomie e alternative a partecipare per tessere realtà e costruire la lotta globale dal basso. Tutt@ noi che lottiamo contro il Nord Globale siamo nel Sud che resiste ed è fondamentale capirlo per articolarci a partire dalla diversità e di fronte alle avversità; ci sono più cose che ci uniscono che ci dividono e, di fronte alle crepe sociali, siamo le vene che ci uniscono.
Invitiamo a partecipare a questa iniziativa e a tenere d’occhio ulteriori comunicati.
Per qualsiasi informazione, contattateci all’indirizzo: elsurresiste@riseup.net
¡NUESTRA LUCHA ES POR LA VIDA!
¡QUE VIVA EL FLORECIMIENTO DE LOS PUEBLOS!
¡EL SUR RESISTE!
Tratto da: Congreso Nacional Indigena